Il fundraising per la politica
I partiti possono combattere difficoltà finanziarie e crisi di partecipazione con il fundraising politico? Esce il libro “Fundraising e Comunicazione per la politica” con la prefazione di Roberto Race
I partiti possono combattere difficoltà finanziarie e crisi di partecipazione con il fundraising politico? E' questo uno dei temi del primo libro della Collana di Competere.EU realizzata con Rubbettino Editore.
Autori del libro due senion fellow di Competere.EU: il fundraiser Raffele Picilli e la spindoctor Marina Ripoli. La prefazione a cura del Segretario generale di Competere.EU Roberto Race.
Il libro ha l'obiettivo di evidenziare che strategie e tecniche di raccolta fondi e mobilitazione dei volontari rappresentano un nuovo modo di intendere il rapporto tra cittadini e politica.
Il fundraising politico aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, consente a partiti e movimenti politici di contare su basi solide e su un radicamento reale nella società. In questo senso, comunicazione e formazione rappresentano tasselli fondamentali di una buona operazione di fundraising.
Una comunicazione della politica coerente, trasparente, credibile può infatti contribuire a riconnettere cittadini e mondo politico. La formazione, che spesso è sottovalutata, è essenziale per generare classi dirigenti di qualità di cui la società civile possa fidarsi. Ed è sulla fiducia che i partiti possono costruire sistemi di autofinanziamento diffuso e attivare meccanismi di attivismo preziosi.
La prefazione al volume di Roberto Race:
“I partiti specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche e operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro…”.
Era una calda giornata del 3 luglio del 1992 quando l’ex leader socialista Bettino Craxi pronunciò queste parole alla Camera dei deputati. In quell’aula nessuno si alzò e si banalizzarono le parole di Craxi come quelle di un “già condannato dalla storia” non comprendendo che il nodo del finanziamento alla politica e del rapporto tra i partiti e gli “interessi” legittimi ed anche quelli illegittimi andasse regolamentato.
Nel 1993, in un clima di ipocrisia nel quale la pancia dell’opinione pubblica esprimeva già l’idea che la politica non costasse, vinse il referendum sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. Un referendum che avrebbe potuto aprire la strada al finanziamento diretto della politica da parte dei cittadini ma che invece non portò nulla. I finanziamenti rimasero ma cambiarono nome e procedura.
Sempre con grande ipocrisia non si è affrontato negli ultimi vent’anni, o forse come disse Craxi in quell’intervento dall’inizio della storia repubblicana, il tema dei costi della politica. Di quelli sani e necessari ad avere un rapporto corretto con il cittadino e non quelli tesi a creare storture parassitarie come quelle denunciate da giornalisti come GianAntonio Stella e Sergio Rizzo o da puntuali rapporti come quello annuale della Uil.
Oggi, condizione necessaria per affrontare con serenità il tema dei costi della politica, e di conseguenza quello del finanziamento pubblico, è ristabilire il rapporto di fiducia e legittimazione della rappresentanza tra i cittadini elettori e gli eletti.
Proprio quel rapporto che, anche grazie alla sciagurata legge elettorale ribattezzata dal suo estensore “Porcellum”, si è drammaticamente interrotto.
Una occasione affinché questo possa avvenire viene dall’abrogazione dei finanziamenti diretti ai partiti con una legge che, pur restando nel filone dell’ipocrisia (fa rientrare dalla finestra i soldi tolti dal finanziamento diretto attraverso il 2 per mille e la cassa integrazione ai dipendenti dei partiti...), impone ai partiti di creare un sistema di autofinanziamento diffuso, attraverso il quale saranno le microdonazioni a contare e quindi i cittadini ad avere l’ultima parola attraverso il due per mille o le donazioni fiscalmente incentivate. Perché però questa occasione sia colta, la politica italiana dovrà riacquistare credibilità parlando il linguaggio della trasparenza, nella costruzione del consenso, così come nella raccolta delle risorse finanziarie utili a sostenere un progetto politico.
Questo è il messaggio principale del libro.
Con questo volume si apre la Collana di Competere con Rubbettino Editore.
Abbiamo scelto di aprirla con lo studio realizzato da Raffaele Picilli e Marina Ripoli sul fundraising politico, perché il tema dei costi della politica è alla base della disaffezione dei cittadini verso le istituzioni ed i partiti. Questa disaffezione complica il dibattito e quindi l’elaborazione di nuove proposte, conferendo alla politica un senso di impotenza.
Partendo dall’assunto che il fundraising non sia semplicemente ricerca di fondi, gli autori propongono una lettura globale di quest’attività applicata alla politica contestualizzandola nello scenario nazionale, che ha recentemente visto andare in vigore una riforma del finanziamento pubblico ai partiti, e in quello internazionale, evidenziando come l’equilibrio migliore nei principali paesi del G20 sia il mix tra i finanziamenti pubblici ai partiti e quelli privati raccolti grazie a campagne professionali di fundraising.
Nell’incipit del volume Marina Ripoli spiega come la comunicazione rappresenti l’anima e il fondamento di una buona campagna di fundraising e people raising politico, non solo da un punto di vista operativo. È infatti una comunicazione della politica coerente, trasparente, credibile che può contribuire a ricostruire quel rapporto di fiducia – oramai logorato - che in una sana democrazia lega invece i cittadini alla politica. È questa la condizione fondamentale affinché il fundraising possa diffondersi ed avere successo in Italia.
Se le strategie e le tecniche della raccolta fondi applicate alla politica sono quindi ancora poco conosciute e parzialmente utilizzate nel nostro Paese, nei capitoli successivi Raffaele Picilli ne propone una dettagliata descrizione accostando i contributi dei principali fundraiser italiani a consigli pratici utili ad incoraggiare un approccio professionale al fundraising politico nelle nostre campagne elettorali.
Un esempio per illustrare l’utilizzo di tali tecniche ci porta a gettare lo sguardo oltre confine. È Laura Nannelli ad analizzare il modello statunitense dell’e-campaign di Barack Obama.
Arricchiscono poi il volume l’evoluzione storica della disciplina normativa sul finanziamento pubblico ai partiti, la ricerca comparativa del “Centro Studi sul Non Profit” sul fundraising politico in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito, ed un’indagine qualitativa condotta da Marina Ripoli che raccoglie 22 testimonianze tra esponenti politici, accademici e professionisti della comunicazione politica sullo stato dell’arte e le prospettive del fundraising nel nostro Paese. Di particolare interesse risultano le interviste ai tesorieri dei principali partiti e movimenti politici italiani poiché considerati testimoni privilegiati ed osservatori diretti del mutamento che sta interessando il tema dei finanziamenti e la gestione delle risorse economiche delle organizzazioni politiche.
Non mancano, inoltre, focus di approfondimento sulla raccolta fondi on line e l’uso dei social network e gli aspetti fiscali delle donazioni.
Un’attenzione particolare è rivolta al tema della tutela della privacy sviluppato grazie al Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy Luca Bolognini.
In definitiva, il libro fornisce utili strumenti a chi vuol raccogliere fondi per sostenere la buona politica: dal candidato alle elezioni nazionali a quello per le elezioni locali, da chi deve amministrare una piccola sezione di partito a chi, già in politica, vuole raccogliere fondi per progetti sociali.