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Quanto vale davvero l’Italia?

Le classifiche di competitività pubblicate dalle organizzazioni internazionali e da enti privati con diffusione mondiale hanno un peso rilevante nell’indirizzare le decisioni strategiche e gli investimenti delle aziende e nel posizionare un Sistema Paese agli occhi della comunità internazionale. L’Italia negli ultimi 10 anni (e più), in quasi tutte le classifiche più accreditate, si è classificata quasi sempre agli ultimi posti tra i Paesi ad economia avanzata e spesso dietro ad aree in via di sviluppo. È evidente che tali posizionamenti, pur alla luce delle criticità note del Sistema-Italia, rappresentano delle distorsioni significative della realtà oggettiva, che stridono con le reali capacità del Paese e determinano, insieme ad altri fattori, effetti negativi a cascata.

Le metodologie con le quali vengono costruite le principali classifiche internazionali di attrattività e competitività dei Sistemi-Paese sono sempre affidabili e corrette?

Se n’è parlato a metà dicembre a Roma durante una tavola rotonda organizzata da Ambrosetti Club in cui, partendo da un’analisi capillare di queste metodologie e dalle criticità riscontrate, è stato presentato il Global Attractiveness Index, un indicatore innovativo elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con tre multinazionali (ABB, Unilever e Toyota Material Handling). Questo nuovo indice cerca di colmare le lacune emerse dalle indagini effettuate analizzando il capitale fisico, sociale, umano e naturale di 144 Paesi espressione del 97,9% del PIL mondiale attraverso 50 KPI suddivisi in 4 grandi ambiti di attrattività che posizionano l’Italia dal 45° posto al 14° nel confronto sull’attrattività dei Paesi.

Secondo il Global Attractiveness Index l’Italia si piazza quattordicesima, subito dietro a Hong Kong e davanti all’Austria, quinta tra i Paesi europei alle spalle di Francia, Olanda, Regno Unito e Germania (seconda); Stati Uniti e Giappone sono rispettivamente primo e terzo.

Matteo Marini, Presidente di ABB Italia e a capo della divisione Power Grids, pensa che l’immagine del nostro Paese all’estero sia mal rappresentata: “Non credo che il Paese sia così malmesso come talvolta viene raccontato: l’eccellenza Italiana si esprime attraverso la solidità delle sue competenze, la dinamicità del fermento innovativo e la qualità del sistema manifatturiero. Credo che un indice sviluppato tenendo conto di tutte le variabili possa allineare ambizioni e capacità intrinseche del Paese in un’immagine più realistica e oggettiva del patrimonio complessivo del nostro Sistema economico e sociale”.

“L’indice sulla fiducia è incoraggiante, ma occorre dare un forte impulso ai consumi” – afferma Angelo Trocchia, Presidente e Amministratore Delegato di Unilever Italia – “È necessario definire un’agenda per attrarre gli investimenti esteri in Italia. Come? Stimolando quelli delle aziende già presenti per trasformarle in esempi virtuosi in grado di attrarre investimenti dall’estero, e supportando l’immagine economica dell’Italia. La collaborazione pubblico-privato diventa centrale per compiere alcuni passi fondamentali e riattivare un circolo virtuoso che porti alla crescita. E chi meglio di una multinazionale come Unilever presente sul territorio italiano da 50 anni attraverso 5 stabilimenti produttivi può testimoniare il valore degli investimenti stranieri in Italia.”

Leonardo Salcerini, Amministratore Delegato di Toyota Material Handling Italia, pone l’accento anche sulle difformità presenti nel nostro Paese a livello regionale. “L’Italia ha una grande qualità dei suoi manager e a livello di gruppo questo fattore ha sempre fatto la differenza nel decidere se portare una produzione qui o altrove. Comunque va detto che l’Italia sembra tagliata in due e che alcune aree del Nord sono assolutamente all’altezza dei migliori standard. Non è difficile sostenere il valore di questa Italia, mentre si fa molta più fatica a difendere altre parti del Paese”.

Infine Valerio De Molli, Managing Partner di The European House – Ambrosetti: “In un clima politico, economico e sociale instabile, come quello attuale, l’attrazione e attivazione degli investimenti come leva di crescita resta un tema prioritario per tutti i Paesi. Nel corso del tempo i ranking internazionali si sono affermati come uno strumento che orienta le scelte di investimento e, per tale motivo, l’analisi della credibilità degli stessi va vista come un obiettivo istituzionale di molti Paesi, come ad esempio l’Italia, il cui posizionamento nella maggior parte dei principali ranking-Paese presenta delle distorsioni significative. Su quest’ultime, attraverso il Global Attractiveness Index, abbiamo provato a fare luce, proponendo al contempo un indicatore molto innovativo e affidabile per la gestione e la comunicazione dell’immagine-Paese.”

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