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LA FONDAZIONE VALENZI E L’ACEN RICORDANO IL TERREMOTO DEL 1980

In occasione del trentennale del terremoto, martedì 23 novembre alle 11 e 15, a Napoli nella sede della Fondazione Valenzi al Maschio Angioino, si svolgerà il primo dei seminari “23 Novembre 1980 – 23 Novembre 2010. Emergenza e ricostruzione a Napoli a trent’anni dal terremoto” organizzati in collaborazione con l’Acen dall’istituzione internazionale dedicata all’ex parlamentare italiano ed europeo, sindaco a Napoli dal 1975 al 1983.

L’incontro si aprirà con i saluti dei presidenti della Fondazione Valenzi, Lucia Valenzi, e dell’ACEN, Rodolfo Girardi, dell’Assessore all’Edilizia del Comune di Napoli, Pasquale Belfiore, del Vice Presidente alla Provincia di Napoli, Gennaro Ferrara, e del preside della Facoltà di Architettura, Claudio Claudi e dell’ex preside della Facoltà di Ingegneria, Vincenzo Naso.

Seguirà il dibattito, moderato dal Segretario Generale della Fondazione Valenzi Roberto Race, tra alcuni protagonisti chiave di quei momenti come il Prefetto di Napoli Andrea De Martino, all’epoca al Commissariato di Governo ad Avellino, l’urbanista Vezio De Lucia, dal 1981 capo della struttura del Commissariato per la ricostruzione a Napoli, del Presidente del Banco di Napoli, Enzo Giustino, allora co-protagonista della nascita dei consorzi e dell’ex eurodeputato Franco Iacono, all’epoca assessore alla sanità alla Provincia di Napoli. Concluderà i lavori l’assessore all’Urbanistica della Regione Campania Marcello Taglialatela.

L’incontro sarà preceduto da un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto e di Roberto Ciuni, di recente scomparso, membro del Comitato d’Indirizzo della Fondazione, all’epoca direttore del Mattino. In questa occasione sarà annunciato un ciclo di seminari di approfondimento sul tema dal punto di vista degli aspetti giuridici, urbanistici, socio-economici. Agli incontri prenderanno parte anche i rappresentanti delle associazioni più attive sul tema. Il 23 novembre sarà presente una delegazione dell’AS.S.I. (Associazione degli Studenti di Ingegneria).

“Mio padre da Sindaco – dichiara la presidente della Fondazione Lucia Valenzi – capì subito che il Comune doveva essere il principale punto di riferimento di tutti i cittadini che avrebbero sofferto la conseguenze del terremoto, perciò quella sera del 23 novembre furono accese tutte le luci di Palazzo S. Giacomo. Da Commissario straordinario per la ricostruzione poi con una équipe di validissimi amministratori, giuristi e urbanisti diede vita ad una esperienza di buona amministrazione che ancora oggi ha qualcosa da dire”

Di Vezio De Lucia

“Maurizio Valenzi l’ho conosciuto nei giorni terribili dopo il terremoto del 23 novembre 1980. A differenza dei piccoli centri abitati a confine fra le province di Potenza, Avellino e Salerno, Napoli non era stata gravemente colpita ma, come si disse allora, era il baricentro sociale del terremoto: decine di strade transennate, per attraversare la città s’impiegavano ore, era soprattutto esplosivo il problema della casa, con decine di migliaia di senzatetto sistemati alla buona. Una legge ad hoc, repentinamente approvata, dichiarava di preminente interesse nazionale la realizzazione a Napoli di ventimila alloggi e delle relative opere di urbanizzazione, affidando tutti i poteri al sindaco che diventava commissario straordinario del governo e soggetto soltanto alla Costituzione e ai principi generali dell’ordinamento. I tempi previsti erano frenetici, una vera e propria sfida per il sindaco comunista. Ad approfittare dell’enorme disagio in cui versava la città, si formò una torbida e micidiale alleanza fra la camorra e le brigate rosse che pretendevano di condizionare le scelte della ricostruzione e vaneggiavano di deportazione dei napoletani.

La direzione del Pci inviò a Napoli il deputato Guido Alborghetti, vicepresidente della commissione Lavori pubblici della Camera, e me, urbanista del ministero dei Lavori pubblici. Trovammo gran parte del mondo politico napoletano stressato dagli eventi, svegli e famelici invece gli interessi speculativi che speravano di cogliere l’occasione per riproporre progetti bloccati negli ultimi anni. In palazzo San Giacomo, il sindaco Valenzi operava saldo e lucido nella difesa della città, nel respingere astuzie e compromessi. Napoli non deve dimenticarlo.

Gabriella Corona ha raccontato in un libro avvincente, I ragazzi del piano, come fu organizzata la ricostruzione, rifiutando di stravolgere la vigente disciplina urbanistica, utilizzando invece il cosiddetto “piano delle periferie”, che il comune aveva adottato da pochi mesi, uno dei più convincenti progetti di riqualificazione urbana predisposto in quegli anni in Italia. La ricostruzione affrontò le parti più critiche e mortificate della periferia napoletana: San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli, San Pietro a Patierno, Pianura, i due grandi quartieri di edilizia pubblica di Ponticelli e Secondigliano. Il progetto era completato da una gran mole di attrezzature e servizi per circa cento ettari, fra i quali tre parchi pubblici (a San Giovanni a Teduccio, a Ponticelli, a Scampia), grandi come la Villa comunale di Napoli, quasi simboli del recupero di un’autonoma dignità urbana, in opposizione alla città che nei primi trent’anni del dopoguerra aveva conosciuto solo asfalto e cemento.

Alle elezioni del 1983 Valenzi fu sconfitto e si chiuse una stagione di speranze. Era stato sindaco per otto anni e dopo di lui, nei tre anni successivi, lo seguirono in sei: un commissario ex prefetto, poi quattro sindaci a capo di inconsistenti giunte di pentapartito, poi ancora un prefetto, prima di un nuovo scioglimento anticipato del consiglio comunale. I successori di Valenzi dilatarono smisuratamente il programma originario mettendo mano alla realizzazione di strade, autostrade, svincoli, bretelle, acquedotti, fognature, opere di ogni genere – alcune inutili, altre dannose – che non avevano alcun rapporto con la ricostruzione. Fu la cosiddetta “svolta infrastrutturale”, descritta da Francesco Barbagalloin Napoli fine Novecento. A differenza di Valenzi, i suoi successori sfruttarono senza scrupoli le procedure straordinarie, mettendo mano a opere mai previste da piani o programmi ordinari, e adottando assoluta discrezionalità nella scelta delle imprese concessionarie. Alla fine, il programma aggiuntivo sarà travolto dai severi giudizi della commissione parlamentare d’inchiesta sulla ricostruzione presieduta da Oscar Luigi Scalfaro e dalle inchieste della magistratura, mentre la parte originaria della ricostruzione di Napoli – quella governata da Maurizio Valenzi – restò immacolata.”

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