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Filippo Nanni: il leader parla poco e comunica molto

Giornalismo è fatica: leggere, verificare, capire per farsi capire. Il giornalista è un professionista che ha studiato e studia per raccontare in modo semplice realtà spesso complicate.
A interpretare così la sua professione è Filippo Nanni. Nato a Roma il 2 febbraio 1958, laureato in Giurisprudenza, è vicedirettore di Rainews24. Giornalista professionista dal 1988, ha seguito da inviato grandi avvenimenti in Italia e all’estero. Processi (Pacciani, Chiatti, Stevanin…), inchieste (mafia, Brigate Rosse, sequestri), disastri naturali (terremoti, eruzione dell’Etna), il G8 di Genova, missioni militari, grandi manifestazioni sportive: 6 Giri d’Italia, 3 Tour de France, Classiche del Nord, mondiali di ciclismo, mondiali di calcio in Corea e Giappone (2002), mondiali di calcio in Germania (2006), Olimpiadi invernali di Torino (2006).
In Rai dal 1991, ha lavorato al Giornale Radio, al Tg3 (Caporedattore Cronaca), a Rai Tre (autore di programmi tra i quali Ballarò).
Per i servizi realizzati durante il processo Pacciani ha vinto il Premio Cronista 1995 organizzato dall’UNCI (Unione Nazionale Cronisti Italiani). Dal 1999 insegna alla Scuola di giornalismo di Urbino (Ifg).
Ha scritto numerosi libri tra cui L’alba di Bugno (Compagnia Editoriale), A cinque secondi dal via – I cronisti del Giornale Radio (Rai-Eri), Sopravvivere al G8 (Editori Riuniti), Il salvarticolo (Centro di documentazione giornalistica), Fatti chiari con Giovanni Floris (Centro di documentazione giornalistica) e Il mostro in frantumi (Amazon).

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. La persona affidabile. Non c’è niente di più rivoluzionario, in questo momento, di professionisti credibili e riconoscibili. Donne e uomini in grado di tenere a distanza i troppi cialtroni da social.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Il progetto che permetterà ai giovani preparati di entrare a testa alta nel mondo del lavoro e dimostrare il proprio valore. Senza bisogno di lasciare l’Italia.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Avere le idee chiare, parlare poco ma comunicare molto. Creare la propria squadra e sostenerla sempre.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Mia moglie: stiamo insieme dal secondo liceo classico e siamo sposati da 34 anni.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Perdere colpi. La speranza: non perderli mai

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Partecipare e incidere nel processo di trasformazione della Rai. Lavorare con i giovani per trasferire la mia esperienza e per scoprire nuovi talenti.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Gli anni passano: certi ricordi, certe canzoni. I viali che percorrevo col mio boxer Spartaco. Mi fa arrabbiare chi si presenta sempre e solo con un problema e mai con una soluzione. Anche perché sono sempre le stesse persone: irrecuperabili.

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