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Marco Magheri: innovazione è restituire valore alla qualità

“Quando hai bisogno del sale, lo zucchero non serve”. Questo proverbio yddish letto da bambino su una copia del Reader’s digest è diventato un vero mantra per Marco Magheri, 45 anni, napoletano, giornalista professionista, saggista, comunicatore in istituzioni nazionali e internazionali.
Da maggio 2018 dirige la Comunicazione e il brand management dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Esperto di relazioni pubbliche, new media, marketing e comunicazione di crisi nei settori della salute, della tutela dei diritti dei minori e degli anziani, della promozione del territorio e del patrimonio culturale italiano all’estero, ma soprattutto, innovatore fin nel midollo, senza compromessi. Ha curato le relazioni con i media per i Ministri della salute Umberto Veronesi e Girolamo Sirchia.
Per dieci anni ha diretto la comunicazione e le relazioni istituzionali dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Nel 2008 ha ottenuto – primo in Italia nella PA – la certificazione UNI EN ISO 9001 per i processi e le procedure di comunicazione e informazione. Docente in master e corsi post universitari, è vice segretario generale dell’Associazione Italiana di Comunicazione Pubblica e Istituzionale. È Direttore dell’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo HappyAgeing. Direttore responsabile di Panorama della Sanità, mensile di informazione e analisi dei sistemi di welfare e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici ANCEP. In Europa ha rappresentato l’Italia nel comitato di esperti chiamati a redigere le linee guida dei rapporti tra istituzioni e mass media in campo sanitario e della salute.


D. Chi è un innovatore per te? Perché?
 

R. Chi non si accontenta, chi cerca di guardare ogni giorno con lo sguardo meravigliato di un bambino il medesimo panorama e scoprire ogni giorno in esso mondi nuovi.



D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. E’ qualcosa che abbiamo dentro di noi ed è la capacità di spostarci dal dare importanza al possesso verso il dare valore all’uso. La vera innovazione o se vogliamo riscoperta è restituire valore alla qualità. Del tempo, delle relazioni, delle risorse. In questo, la tecnologia, se sapientemente governata, può essere di straordinario aiuto. Specie in una società che sta spostando il proprio baricentro verso l’età più avanzata.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?


R. La capacità di tirar fuori il meglio dalle persone, se possibile, con l’esempio.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?

R. Sicuramente Umberto Veronesi, un uomo che si è dedicato alla prevenzione e alla cura dei tumori in una stagione in cui erano chiamati con ipocrita fatalismo “mali incurabili”. Era talmente innamorato della figura femminile da non riuscire a chiudere occhio al pensiero che il salvare le vite di quelle colpite dal tumore al seno significava mutilarne la femminilità e la grazia della figura. Questo assillo lo portò a inventare una tecnica operatoria mininvasiva, una chirurgia gentile. Se oggi il tumore è considerato una patologia cronica è merito di scienziati e di innovatori come lui.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?


R. Mi atterrisce l’ignoranza delle persone. Dall’ignoranza sono nati i peggiori abomini della storia dell’umanità. Coltivo però quotidianamente la speranza di lasciare un mondo migliore di quel che ho trovato, esercitando la curiosità e i valori di giustizia e di vocazione alla pace ereditati dai miei nonni, che si sono conosciuti ragazzi in campo di concentramento in Germania e riuscirono a scappare insieme.



D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.


R. Le diverse attività su cui sono impegnato sono tutte legate dal filo rosso di avvicinare cittadini e istituzioni. In particolare, per quanto attiene l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo HappyAgeing – che è di per sé una iniziativa inedita e innovativa a livello internazionale – sto cercando di accompagnare il cambiamento di paradigma che vede negli anziani un problema da gestire e non una realtà da valorizzare e su cui rimodellare la società.



D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare

.
R. Mi emozionano le scelte di campo, senza ripensamenti. La coerenza, nell’essere prima ancora che nell’agire, è un miracolo che non può lasciare indifferenti. Mi arrabbio di rado, quasi mai. Ma non transigo sul rispetto verso la ricchezza che ognuno ha dentro di sé. Mi indigna il tentativo di massificazione. Senza la difesa delle differenze non ci sarebbe progresso. L’innovazione è il trionfo della libertà.

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