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Nicolò Boggian: passeremo dal capitalismo all’innovazione sociale

“Vivi la vita come se nessuno ti stesse guardando, e esprimi te 
stesso, come se tutti ti stessero ascoltando”. La frase di Nelson Mandela è un punto di riferimento per Nicolò Boggian.

Nato nel 1979. Laureato in Sociologia, un
 Master in Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, da quasi un 
decennio si occupa di  gestire clienti privati e pubblici, offrendo 
servizi di ricerca e selezione del personale, di consulenza HR e 
Comunicazione Interna ed Esterna. 

E’ tra i promotori del Comitato Marco Biagi, consigliere
dell’associazione degli Alumni Bicocca e fondatore e Direttore del 
Forum della Meritocrazia.

I suoi articoli sono pubblicati su Affaritaliani.it. ilSussidiario.net, La Voce.info e la Nuvola del Lavoro. 

Da 2 anni è Managing Partner di Black Tie Professional.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Credo che un innovatore sia chi riesce a dare risposta ai bisogni 
delle persone con qualche servizio o prodotto che fino a quel momento 
non era disponibile. Qualche volta per farlo bisogna “andare contro
corrente” o comunque vincere lo scetticismo e la resistenza di chi
 non vuole cambiare.




D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?



R. Nel lungo periodo credo si cambierà il modello sociale alla base 
della nostra comunità . Dal capitalismo all’innovazione sociale, 
dall’egoismo individuale alla soluzione dei problemi globali. Nel 
breve/medio periodo mi “accontenterei” di una società che garantisca
 pari opportunità a tutti e ricompensi chi si impegna e scommette sul 
proprio lavoro invece che chi riposa su rendite e diritti acquisiti. 
Mi pare un utopia realistica.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?



R. Il leader dà l’esempio e in questo modo stabilisce le regole 
principali dell’organizzazione e le basi per la fiducia tra i membri
di questa. Sceglie, insieme ai suoi pari, tra le molte prospettive
 possibili, quella su cui focalizzare gli sforzi e le azioni e fa si che
si realizzi.




D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?



R. Molte. La famiglia e alcuni amici che mi hanno accompagnato negli
anni complicati dell’adolescenza e che poi mi hanno orientato negli 
studi. Alcuni professori , come Guido Martinotti, che mi hanno
 insegnato l’importanza delle Scienze Sociali, e alcuni grandi
 professionisti delle risorse umane e del management. In più ci
metterei il mondo della Politica che è sempre bistrattato ma con 
personaggi di grande umanità come Renato Massari a cui ero legato da 
grande affetto. Infine mia moglie Simona e i miei bimbi, 
Jacopo e Viola. Se combinerò qualcosa di bello da qui in avanti in 
larga misura lo dovrò a loro.




D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?



R. La mia più grande speranza è che la nostra società e i media 
inizino a confrontarsi in modo civile sulle idee valorizzando quelle
 più preziose e gli ideali più alti dell’uomo. La mia paura è che la
 rabbia, la paura del diverso, le pulsioni più animalesche e le
 abitudini meno nobili la facciano da padrone.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.



R. Negli ultimi anni ho cercato di creare un ambiente favorevole alle 
politiche attive del lavoro, allo sharing di opportunità e idee e alla
 diffusione della Cultura del Merito con varie associazioni come il
 Forum della Meritocrazia. In particolare ho lavorato per tre anni ad
 un bel programma di mentoring rivolto ai giovani che ha avuto molte 
”imitazioni”. Sono stati anni intensi in cui ho costruito un network
 importante di persone di valore e in cui ho rinunciato a molti miei 
obiettivi personali, sacrificando tempo ed energie per il bene comune.
 Ho imparato molto e ora vorrei recuperare questa esperienza e metterla
 a frutto professionalmente in Black Tie, la società che ho creato due
 anni fa e che mi sta dando importanti soddisfazioni. Si tratta di una 
piattaforma di servizi innovativi e qualitativi come il video making, 
i sistemi di formazione aziendale e il content management. Tutti 
ambiti che stanno cambiando la comunicazione, il marketing e le 
risorse umane.




D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. La cosa che più mi fa emozionare è fare del bene e ricevere la
gratitudine per quanto fatto. La cosa che mi più mi fa arrabbiare è la 
mediocrità di molti che pensano più a criticare gli altri che non ad
 offrire stimoli positivi e di quelli che pensano solo al proprio
 profitto senza chiedersi se quello che fanno ha o meno un valore
 positivo.

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