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IL RE DELLE POLTRONE SU MISURA: COSÌ METTO A SEDERE I POTENTI

Il direttore del quotidiano economico Il Denaro sul numero del 2 dicembre ha intervistato per il diciannovesimo appuntamento del ciclo “Intraprendenti”, format multimediale dedicato a imprenditori e professionisti campani di successo, Vittorio Pappalardo, titolare di Vip, azienda che realizza poltrone per top manager e per un pubblico di fascia alta. Pappalardo è un amico ma soprattutto un imprenditore che fa parlare bene di Napoli e che non si arrende.

 

Il Capo dello Stato, il presidente di Confindustria, il questore, il prefetto, il cardinale, ministri, assessori: tutti siedono su una poltrona Pappalardo. Facciamo prima a dire chi manca nella lista?

No, per carità, ho ancora molto da fare. Ci sono tante personalità che vorrei raggiungere. Verrà anche il loro turno.

Che cosa ha di straordinario una poltrona Pappalardo?

Tecnica e bellezza. Rispettiamo le indicazioni della medicina del lavoro, proponendo un prodotto comodo ed ergonomico, e personalizziamo il tutto facendolo diventare elegante.

A ciascuno la sua poltrona?

Proprio così. Legni, tessuti, dimensioni, particolari legati alle necessità fanno di ciascun pezzo un pezzo unico, numerato.

Quanto dura una poltrona Pappalardo?

E’ concepita per non morire, anche grazie al nostro servizio di manutenzione agevolato dalla rintracciabilità dei materiali usati per ciascuna seduta.

Una poltrona per la vita, come i diamanti?

Sì, e come tutti i prodotti di buona qualità riparabili.

Quanto c’è d’italiano e quanto d’importazione nel manufatto?

Scherzi? Il nostro prodotto è cento per cento italiano. Tutta lavorazione nostra.

Come ti viene l’idea di creare poltrone?

Sono figlio d’arte, i miei genitori erano commercianti nel settore e ho cominciato a lavorare con loro.

Ti sei formato sul campo?

Non solo. Ho presto capito di dover studiare per fare l’imprenditore. Ho seguito corsi di direzione aziendale e ho cominciato a vedere i prodotti con occhi diversi.

Perché tra le tante scelte possibili ami definirti artigiano?

Perché mi piace seguire il prodotto dall’inizio alla fine. Ogni poltrona è come la donna amata: la più bella è sempre l’ultima.

Qual è il modello che ti ha fatto penare di più?

Tutti quelli diretti anche ad alleviare problemi fisici. E’ chiaro che in questi casi per dare piena soddisfazione al cliente occorre un supplemento di attenzione e tempo.

Quante contestazioni hai ricevuto in tanti anni di attività?

Nessuna, in trentatré anni.

Possibile?

Certo, e mi rendo conto che non ci sarebbe nulla di male se fosse il contrario.

C’è un trucco?

Facciamo molta attenzione a fidelizzare il cliente e garantiamo un’assistenza elevata nel post vendita. Vendiamo beni durevoli, oggetti che si legano all’immagine e alla personalità.

E’ nuova l’idea della poltrona che deve calzare come un guanto?

Sì, ed è stata l’intuizione che ci ha fatto uscire dal guado, che ci ha resi differenti dagli altri produttori.

Quanti pezzi realizzi in un anno?

Migliaia. Ma bisogna considerare che accanto alla poltrona per top manager, nostra punta di diamante, produciamo anche sedute operative.

Quali materiali e disegni sono i tuoi preferiti?

Quelli giusti per la persona cui è diretta la poltrona: Principe di Galles, micro fibra, con i cristalli Swaroski… Bisogna mettere un po’ di creatività, soprattutto per le donne che non devono rinunciare alla loro femminilità.

C’è qualcosa, al contrario, che eviti di fare?

Le poltrone tutte nere. Le sconsiglio vivamente. Molto belle, invece, quelle in tessuto gessato. Ne produciamo tante.

Gessate, modello Denaro?

E’ così. L’idea mi è venuta proprio pensando a te e al tuo gruppo editoriale. E’ stata un’intuizione felice, che mi sta dando soddisfazione.

Chi sono i tuoi principali collaboratori? La mia struttura è piccola e dinamica, supportata da un robusto un sistema informatico che mi aiuta a snellire le procedure. Sul prodotto ci sono sempre io.

La testa e il cuore dell’azienda?

Sì, certe cose non le puoi delegare. Preferisco seguire tutto personalmente: ogni cliente ha un particolare tratto psicologico, precise esigenze posturali e fisiche. La conoscenza e il rispetto di tutto questo rende unico e difficilmente riproducibile il nostro prodotto.

A quali novità stai lavorando?

Beh, non lo abbiamo ancora reso ufficiale: ci stiamo inserendo in una nuova e interessante area di mercato, quella per obesi.

Tutto qui?

La mia e nostra attenzione per i miglioramenti tecnici è costante. In queste settimane, ad esempio, stiamo lavorando a un meccanismo di traslazione che consentirà di equilibrare e assorbire in automatico le disomogeneità delle superfici di appoggio.

Il tuo mercato è campano, nazionale o internazionale?

Nella regione siamo i primi, ma vendiamo anche nel resto d’Italia e qualcosa anche all’estero.

Si può fare di più?

Si dovrebbe… Il problema è che i rivenditori non mettono nell’attività di offerta la stessa quantità di amore che metto io. In alcuni casi sono stato costretto a recarmi personalmente dal cliente con una poltrona-campione per mostrare la qualità del prodotto.

Funziona come per gli abiti? Modelli standard da rimodellare sul corpo di chi indossa?

Su per giù. E poi occorre spiegare bene il funzionamento dei meccanismi che devono essere semplici e intuitivi. Quando consegno una poltrona vado via solo dopo aver avuto la certezza che il cliente ha imparato a usarla bene.

Non rischi di esagerare?

E perché? Mica puoi consegnare un prodotto, qualunque esso sia, e dire: ecco, qui ci sono le istruzioni; le impari e arrivederci. Tra i valori fondanti della nostra azienda non c’è il denaro al primo posto.

E che cosa, allora?

La soddisfazione del cliente, perché un cliente non contento crea un danno irreparabile mentre quello contento in un certo senso lavora per te.

Ho visto che quando consegni una poltrona la tocchi, la guardi, la lisci…

Infatti, e qualcuno sorride per i guanti bianchi che indosso nel registrare i meccanismi: ma è una forma di rispetto nei confronti del prodotto e dell’interlocutore.

C’è un po’ di scena per colpire l’acquirente? Fa parte del copione del bravo venditore?

Sono convinto del fatto che nel lavoro dobbiamo mettere molta dignità. Le nostre poltrone hanno valore, e così come il gioielliere presenta bene il proprio prodotto nel velluto anche noi dobbiamo consegnare il nostro con cura.

Hai figli?

Una figlia, per scelta. Si chiama Vittoria, ha sedici anni, studia al liceo d’arte.

Che cosa pensi del suo futuro?

Credo sia presto. Ancora non so se vorrà impegnarsi in azienda e in quale ruolo.

Tendi a coinvolgerla?

Le chiedo spesso pareri. Ha buon gusto. Benché tu sia ancora giovane, ti sarai posto il problema della successione.

Stai formando un allievo che possa affiancarti e poi sostituirti?

In verità attendo di capire se potrò trasmettere il bagaglio di conoscenze e sensibilità a mia figlia. In questo caso mi riterrò un uomo fortunato.

Altrimenti?

Mi porrò il problema, che richiederà un po’ di tempo per essere risolto. Ma ho fiducia che tutto andrà come desiderato perché Vittoria mi somiglia molto nel carattere e nelle preferenze. Tanto che mia moglie sostiene che sia la mia fotocopia.

Si vede che sei un uomo soddisfatto…

Sì, lo sono. La mia famiglia subisce in qualche modo questa mia esuberanza ma sono convinto che dietro ogni imprenditore di successo ci sia sempre una famiglia che lo sostiene per amore. Bisogna essere sempre grati a chi ci è vicino.

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